Andy Warhol
(Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987)

Preceduto in futuro dalla sua stessa immagine, il giovane Andrew Warhola è figlio di Andrey e Julia Warhola, originari della Slovacchia orientale.
Dopo il diploma al Carnegie Insitute of Technology di Pittsburgh, si trasferisce a New York nel 1949. Appena arrivato nella grande mela è un perfetto sconosciuto in cerca di una opportunità; è il periodo di “Andy lo straccione”, ovvero un timido pubblicitario a caccia di un lavoro che possa soddisfare le sue esigenze.
Trova impiego come illustratore di oggetti di moda e lusso presso “Glamour” e allo stesso tempo disegna copertine di album musicali.
Nel 1956 espone alla Bodley Gallery i suoi disegni di scarpe ispirati a nomi di persone famose come Truman Capote e nel 1958 la visita alla Leo Castelli Gallery di due mostre dedicate a Jasper Johns e Robert Rauschenberg suscitano in Warhol un cambiamento stilistico.
All’inizio degli anni ’60 dall’influsso del gesto artistico di Johns e dai suggerimenti di Ivan Karp e Muriel Latow inizia a realizzare opere ispirate alla cultura di massa e a beni di consumo.
La svolta epocale per l’artista e per la storia dell’arte moderna e contemporanea avviene il 9 luglio 1962 presso la Ferus Gallery di Los Angeles: le opere esposte, presentate in un allestimento costituito da scaffali come quelli di un supermercato, consistono in rappresentazioni di lattine Campbell’s Soup realizzate mediante serigrafia e acrilico su tela.
Nello stesso anno realizza i ritratti di Marliyn Monroe prendendo come immagine un fotogramma del film Niagara di Gene Korman, da cui derivano anche le famose “Shot Marilyns” del 1964 a seguito di un colpo di pistola eslposo sui ritratti impilati da Dorothy Podber, un’amica del fotografo Billy Name.
Nel 1963 affitta un loft a Midtown Manhattan che trasforma nella Silver Factory grazie al rivestimento degli interni di una pellicola di alluminio.
Nel 1964 espone le Brillo Boxes alla Stable Gallery da cui deriveranno le teorie filosofiche di Arthur Danto.
La metà degli anni ’60 sono i periodi di successi di vario ambito artistico come quelli legati al genere cinematografico per la realizzazione del film Chelsea Girl nel 1966 che porta Warhol alla momentanea scelta di rinunciare alla pittura e come quelli di carattere musicale grazie alla realizzazione della celebre “banana” del disco The Velvet Underground & Nico nel 1967.
Il 3 giugno del 1968 l’attivista Valerie Solanas irrompe nella Factory attentando alla vita di Warhol che, dopo tre mesi di ricovero, si considera tornato alla vita dalla morte.
Gli anni ’70 sono dedicati ad una grande produzione artistica; nel 1972 realizza i ritratti di Mao, nel 1975 nasce la serie “Ladies and Gentlemen” adoperando come modelli le drag queens di un locale notturno e i ritratti dell’amico Mick Jagger.
Nell’aprile del 1980 a Napoli espone insieme all’artista Joseph Beuys presso la Galleria di Lucio Amelio e cinque anni più tardi presenta al Museo Capodimonte la serie “Vesuvius” ispirata al vulcano partenopeo.
L’ultima mostra importante avviene a Milano presso la Fondazione Stelline in collaborazione con il gallerista Alexandre Iolas. Le opere esposte sono l’omaggio in chiave pop all’affresco dell’Ultima Cena di Leonardo.
A seguito di una complicazione dovuta ad una operazione, muore sotto i ferri il 22 febbraio 1987.